Rompo il silenzio: perché abbiamo bisogno di nuove narrazioni
- Luisa Pesarin

- 10 ott
- Tempo di lettura: 2 min
"Raccontare non è solo ricordare. È riscrivere, è guarire, è resistere."

Nel tempo ho imparato che il silenzio non è sempre pace. A volte è sopravvivenza. Altre, è prigione.
Chi ha vissuto un abuso psicologico lo sa: raccontare non è mai facile. La voce trema, i ricordi sfuggono, le parole sembrano troppo piccole o troppo grandi. Ma proprio in quella difficoltà si nasconde un potere enorme: quello della trasformazione.
In una società che ancora troppo spesso minimizza, nega, o addirittura romantizza la manipolazione affettiva, rompere il silenzio è un atto rivoluzionario. Significa opporsi alla narrazione dominante – quella che ti vuole vittima passiva, colpevole, invisibile – e riscrivere il proprio vissuto a partire da una nuova consapevolezza: “Non era colpa mia. Non mi sto inventando niente. Merito di essere ascoltata.”
Raccontare è dare forma all’invisibile
Il trauma psicologico è subdolo perché non lascia lividi visibili. Ma le parole possono mostrarli. Possono renderli reali agli occhi degli altri, ma soprattutto agli occhi di chi li porta addosso. Quando raccontiamo, ci riconosciamo. E nel farlo, restituiamo dignità a tutte quelle emozioni che per troppo tempo abbiamo nascosto sotto il tappeto.
Ogni volta che qualcuno legge la tua storia e si riconosce, nasce un filo invisibile. Una connessione. Una possibilità di cura reciproca.
Dal vissuto personale al cambiamento collettivo
La narrazione terapeutica non è solo uno strumento individuale. È anche un atto sociale. Perché raccontare pubblicamente storie di abuso significa creare nuovi modelli, nuove possibilità, nuove parole per nominare il dolore. E per uscirne.
Significa aiutare chi ancora non ha trovato il coraggio di parlare, e soprattutto significa dire a chi abusa: “Ti vediamo. Non sei più nascosto.”
Il Divano Giallo: uno spazio per narrare e rinascere
Il Divano Giallo nasce proprio da questa urgenza: offrire uno spazio sicuro, caldo, libero, dove le storie possano fiorire. Dove il racconto sia accolto senza giudizio. Dove ogni voce, anche la più flebile, possa trovare il proprio tono.
Rompere il silenzio non è facile. A volte fa più paura che restare zitti. Ma ogni parola detta è un seme. E ogni seme, nel terreno giusto, può diventare un albero.
Se anche tu senti che è arrivato il momento di raccontare, sappi che qui c’è posto per te. Sul Divano Giallo.





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